Sono ancora impressi nella memoria di tanti devoti tanti momenti emozionanti della solenne celebrazione eucaristica in Piazza San Pietro all'interno della quale Papa Francesco ha proclamati santi i papi Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II.

Era la domenica 27 aprile 2014, un cielo grigio che prometteva tanta pioggia, ma che non ha versato nemmeno una goccia per tutto il tempo della liturgia, partecipata da un popolo numerosissimo di fedeli che riempivano la piazza e molta parte di via della Conciliazione. Quale gioia per me, parroco da poco più di due anni del suo "piccolo nido di Sotto il Monte", unita alla gioia di milioni di cristiani e anche non credenti che vedevano il volto sorridente del "Papa buono" pendere dalle logge della basilica di San Pietro. Quel volto, quel sorriso rivolto al mondo intero, che hanno infuso coraggio e speranza durante il suo pontificato e negli anni successivi alla sua morte fino ad oggi, da quel giorno potevano essere invocati, nella sua persona, da tutto il mondo per chiedere pace, per sorreggere nella prova, per sostenere la speranza.

Una gioia che già era esplosa quando Papa Francesco aveva annunciato ufficialmente la sua decisione di canonizzare Papa Giovanni: già lì la gioia dei devoti uniti all'attesa della comunicazione della data si poteva toccare con mano nei numerosi pellegrini che giungevano a Sotto il Monte. Papa Francesco attestava con questa decisione il culto mondiale verso il "Papa buono" e gli "uomini di buona volontà" di tutto il mondo, che attendevano questa notizia, hanno ringraziato il Signore e la Chiesa per questo dono.

Nella sua breve omelia, Papa Francesco definiva San Giovanni XXIII come "Il Papa della docilità allo Spirito Santo" perché ha condotto la Chiesa come un pastore docile alla voce dello Spirito Santo. Sono tanti gli insegnamenti del magistero e della vita santa di Papa Giovanni: oggi, a dieci anni dalla proclamazione della sua santità, vogliamo pregarlo per il dono della pace - di cui, non c'è bisogno di dirlo, ce n'è tanto bisogno, ma anche per imparare come singoli cristiani e come Chiesa a una maggiore docilità alla voce dello Spirito. Ce lo insegni San Giovanni XXIII, ci sostenga con la sua intercessione.

San Giovanni XXIII, decimo anniversario della Canonizzazione. Scopri gli orari delle Celebrazioni >

Era la seconda domenica di Pasqua, il giorno della festa della Divina Misericordia. In queste coordinate è racchiusa una densa pagina della storia della Chiesa: il frangente in cui Papa Francesco proclamava santi Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II, davanti ad una moltitudine di fedeli, almeno 800 mila.

Le immagini del cuore di Roma, colmo di pellegrini, si alternavano con primi piani sugli arazzi con le effigi dei nuovi santi, sul volto di Papa Francesco e su quello di Papa emerito Benedetto XVI, uno degli oltre 800 concelebranti. Più di due miliardi di persone in tutto il monto erano collegate attraverso i mezzi di comunicazione per una festa della fede: la Chiesa del Concilio e quella invitata a non aver paura si abbracciavano nel terzo millennio, nei cuori del popolo di Dio.

Tra svolte e tumulti della storia del '900, due uomini e giganti nella fede, Angelo e Karol, che con le loro vite hanno offerto al mondo una testimonianza indelebile. Santi, modelli da seguire e da imitare.

Con queste parole il Santo Padre aveva voluto ricordare Giovanni XXIII:

Nella convocazione del Concilio san Giovanni XXIII ha dimostrato una delicata docilità allo Spirito Santo, si è lasciato condurre ed è stato per la Chiesa un pastore, una guida-guidata, guidata dallo Spirito. Questo è stato il suo grande servizio alla Chiesa; per questo a me piace pensarlo come il Papa della docilità allo Spirito Santo.

A distanza di dieci anni, vogliamo ricordare questo importante anniversario con due celebazioni trasmesse anche attraverso il canale Facebook del nostro Santuario:

Sabato 27 aprile 2024

ore 17:00, Santuario di Sotto il Monte
Veglia di preghiera

Domenica 28 aprile 2024

ore 16:00, Santuario di Sotto il Monte
Solenne Celebrazione presieduta da monsignor Francesco Beschi, Vescovo di Bergamo. Al termine supplica alla statua di San Giovanni XXIII nel giardino delle pace.

San Giovanni XXIII, decimo anniversario della Canonizzazione 1 - Santuario Papa Giovanni XXIII

"Pace a Voi". Per una Cultura che unisce è il tema scelto per la seconda edizione della Settimana della Cultura promossa dall’Ufficio per la Pastorale della Cultura, l’Ufficio Beni Culturali, l’Ufficio per la Pastorale delle Comunicazioni Sociali e gli Istituti Culturali Diocesani della Diocesi di Bergamo.

La Pace non è solo una risposta alle guerre che stiamo vivendo in questo periodo ma un seme da far germogliare nella vita quotidiana. La cultura diventa alimento di azioni concrete che generano legami, collaborazioni, tessono fili e gettano ponti tra realtà diverse, dentro e fuori dalla comunità. Creiamo in modo semplice, a partire da ciò che ci caratterizza, una serie di incontri, laboratori, occasioni di scambio per far crescere una cultura che unisce.

Ecco dunque che anche il nostro Santuario ha voluto declinare il tema attraverso due eventi, ad ingresso libero:

Sabato 13 aprile 2024, ore 20:30

Santuario San Giovanni XXIII
VESPRO CONCERTATO PER MARIA REGINA DELLA PACE
con la partecipazione dei Soli e del Coro della Cappella Musicale del Santuario

Sabato 4 maggio 2024, ore 17:30

Casa di Papa Giovanni - Ca' Maitino
NELLA CASA DEI TRE PAPI: DIALOGHI E MUSICHE PER LA PACE
con la partecipazione dei Soli e del Quartetto d'archi della Cappella Musicale del Santuario.
In collaborazione con il Gruppo Ca' Maitino.

L’ascolto dei racconti della Passione di Gesù genera sempre in me sentimenti di compassione e di pietà; sin da giovane sentivo un desiderio di far compagnia a Gesù nei momenti tremendi del giudizio, della condanna e della morte in croce, quasi a voler riempire il vuoto lasciato dai discepoli. So che è solo un sentimento, e che se fossi stato anch’io sul posto avrei probabilmente seguito i discepoli nella fuga. Sento però che, quando leggo queste pagine, non sono accompagnato dall’angoscia o, comunque, non mi turbano; al contrario percepisco un affetto, sento su di me e per la Chiesa un amore che mi commuove. La consegna di Gesù nelle mani del Padre nel Getsemani ha una potenza convincente anche su di me e sento una corrente di passione, di fiducia che mi aiuta nei momenti della prova: leggere le pagine della Passione nei momenti di difficoltà mi aiuta a sentire l’amore infinito che mi ha chiamato al Sacerdozio e che mi accompagna nelle mie fatiche e nella tentazione, come per i discepoli, di fuggire.

Mi colpisce, mi commuove, mi emoziona Gesù che da solo affronta l’arresto, il processo, il giudizio, lo scherno, la tortura e la morte; senza un velo di rabbia, senza rancore, senza risentimenti, biasimi, condanne o riprovazioni. Com’è possibile non sentirsi amati da Uno così, come non sentirsi amati da un Dio così? E tutto quel ben di Dio di amore è per me, tutto quel sacrificio è per me, per me peccatore, per tutta la Chiesa, per la Chiesa fatta di peccatori.

Sia Matteo che Marco raccontano che, dopo l’arresto di Gesù, “Tutti lo abbandonarono e fuggirono”. Neanche uno rimane con Gesù, Gesù è solo, abbandonato e solo. Credo che qualcuno fra di voi si sarà trovato qualche volta in questa situazione: da solo nella prova, piangendo in mezzo all’indifferenza, o proprio per l’indifferenza, che aggiunge dolore a dolore. Gesù lo sapeva che sarebbe andata a finire così, che sarebbe stato lasciato solo, perché – lo dice lui stesso – “Tutto questo è avvenuto perché si compissero le Scritture dei profeti” (Mt 26, 56). Ma è una solitudine feconda, come fertile di vita nuova è la sua morte appunto. È una solitudine che poi si riempie, un vuoto che si colma, una sete che si appaga. Perché sarà Lui, l’Uomo tradito, abbandonato e solo, che andrà in cerca delle solitudini, dei traditi dal peccato, dai mendicanti di perdono e di riabilitazione. Sarà Lui, l’Abbandonato, il Tradito, il Solo a “cercare e a salvare ciò che era perduto” (Lc 19, 10). Sì proprio come con Zaccheo, lo stesso accade per Pietro, per Giuda, per Tommaso, per i due discepoli di Emmaus, per gli apostoli ritornati a pescare sulle rive del lago di Galilea; avviene da duemila anni per ogni uomo perduto, solo, abbandonato, devastato dal male e dal peccato, mendicante di amore di ogni angolo della terra. E avviene ancora anche per me, oggi, nonostante i miei rinnovati tradimenti e i miei abbandoni periodici, nonostante le promesse infrante e i rinnovati perdoni. Sì, è proprio sconvolgente che Dio non smetta mai di amarci, e forse proprio questo ci sembra incredibile, perché ciò che è impossibile per gli uomini, è possibile soltanto a Dio, perché Lui stesso bisognoso di compagnia, bisognoso delle nostre lacrime e delle nostre grida di gioia di uomini risorti.

Come a mezzogiorno presso un pozzo della Samaria, lui, desideroso di bere, poté dissetarsi con la gioia di una vita ritrovata in quella donna ormai rassegnata a raccattare attenzione e a mendicare surrogati di amore. Sì, il Signore viene a cercarci, a cercare noi che lo abbiamo tradito, abbandonato; egli viene a tirarci fuori dalle nostre tane nelle quali ci siamo cacciati allo stesso modo come Adamo ed Eva.

Vi invito a partecipare alle celebrazioni della Settimana Santa e a meditare i testi della Passione, della morte e della Risurrezione di Gesù, e vi auguro di sperimentare la gioia dell’amore infinito di Dio che viene a cercarci per abbracciarci e saziare la nostra fame e sete di Verità, di pace, di gioia.

Buona Pasqua,
don Claudio

Clicca quì per scoprire gli orari delle Celebrazioni per la Settimana Santa >

«Allora entrò anche l'altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. Infatti non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti.»
Gv 20,1-9

Anche il nostro Santuario si prepara a celebrare la Settimana Santa, il momento più importante dell'anno liturgico, che inizia con la Domenica delle Palme e culmina nella celebrazione della Pasqua.

LUNEDÌ SANTO, 25 marzo

🟡 ore 20:45 Messa di ringraziamento con tutti i volontari, al termine scambio degli auguri in oratorio

GIOVEDÌ SANTO, 28 marzo

🟡 ore 8:30 Ufficio delle letture e lodi
🟡 ore 20:30 Santa Messa in Coena Domini (celebrazione trasmessa anche attraverso la pagina Facebook del Santuario)

L’Eucarestia sarà riposta nella cripta Oboedientia et Pax per la preghiera personale. La cripta rimarrà aperta fino al giorno successivo

VENERDÌ SANTO, 29 marzo

🟡 ore 8:30 Ufficio delle letture e lodi in cripta Oboedientia et Pax
🟡 ore 15:00 Azione liturgica della passione e morte del Signore (celebrazione trasmessa anche attraverso la pagina Facebook del Santuario)
🟡 ore 20:30 Via Crucis al Colle di San Giovanni, con partenza da Ca’ Maitino

SABATO SANTO, 30 marzo

🟡 ore 8:30 Ufficio delle letture e lodi
🟡 ore 11:00 Benedizione delle uova
🟡 ore 21:00 Solenne Messa della Veglia Pasquale (celebrazione trasmessa anche attraverso la pagina Facebook del Santuario)

PASQUA DI RESURREZIONE, Domenica 31 marzo

Messe secondo gli orari festivi: 7:00 | 8:30 | 10:00 | 11:30 | 16:00 | 17:30 | 19:00

🟡 ore 10:00 Messa Solenne
🟡 ore 16:00 Messa del Pellegrino, al termine supplica a San Giovanni XXIII nel Giardino della Pace (celebrazione trasmessa anche attraverso la pagina Facebook del Santuario)

LUNEDÌ DELL’ANGELO, 1 aprile

Messe ore: 8:30 | 10:00 | 11:30 | 16:00 | 17.30

Nei giorni di Giovedì, Venerdì e Sabato Santo, i Sacerdoti del Santuario saranno a disposizione per le confessioni, dalle 9:00 alle 11:30 e dalle 15:00 alle 18:00

Pur se sono passati quattro anni, non possiamo dimenticare l'angoscia e la sofferenza di quei giorni difficili nei quali la morte sembrava giocare al bowling con la vita dei nostri cari. Per la maggioranza di noi quel tempo è soltanto un brutto ricordo passato, ma per molti, per chi ha perso un familiare, un amico, un collaboratore, un collega di lavoro quei giorni di quattro anni fa sono ancora una ferita aperta. Non sempre - come si dice - il tempo è medicina: talvolta il tempo scava ferite ancor più profonde, perché amplifica nei giorni e negli anni il dolore di un'assenza, mai più colmata. Io stesso, quando incontro qualche familiare di un amico scomparso per Covid 19, sento ancora la fatica delle parole che non vengono per trovare un senso a quella improvvisa morte.

A Sotto il Monte, nel Giardino della pace, accanto alla grande statua di san Giovanni XXIII brillano seimilacinquecento fiori d'oro a ricordo di altrettanti fratelli e sorelle scomparse per Covid nella nostra provincia bergamasca; ogni volta che racconto quanto accaduto ai gruppi che accompagno nella visita al Santuario e indico la parete con i fiori (è successo anche ieri con un gruppo di psicologi sudamericani) non posso non scorgere nei loro occhi un velo di commozione, con qualche lacrima: amo questa pietà spontanea, e la racconto - come oggi faccio qui - ai parenti delle vittime, nella speranza che questa condivisione genuina del dolore possa aiutarli nel credere alla bontà e alla forza dell'amore e della solidarietà della famiglia umana.

Se poi il tempo non agisce come medicina, prego ogni giorno il Padre celeste che lo faccia lui, con la sua amorevole Provvidenza: e ne sono certo, Lui fa quanto noi nemmeno sappiamo immaginare.

Domenica 17 marzo, al termine della Supplica a San Giovanni XXIII abbiamo ricordato i nostri fratelli e le nostre sorelle scomparsi per Covid: lo faremo anche oggi, in maniera molto umile, nelle Messe che celebreremo in Santuario.

Il Signore ci benedice, ci accompagna, ci dà pace.
don Claudio

«Alla fine, il mio Cuore Immacolato trionferà». Queste furono le consolanti parole che la Vergine Maria rivolse ai pastorelli di Fatima, durante l’apparizione del 13 luglio 1917. E queste saranno le parole che accompagneranno la preghiera durante la permanenza a Sotto il Monte delle Reliquie dei Santi Giacinta e Francesco Marto.

Nell’anno nel quale la Chiesa si prepara al Giubileo, che inizierà il prossimo Natale, anche il Santuario di Sotto il Monte ha deciso di accogliere la richiesta di Papa Francesco che, dopo l’anno dedicato alla riflessione sui documenti e allo studio dei frutti del Concilio Vaticano II, ha consacrato questo 2024 alla Preghiera.

«Come santuario abbiamo accolto con gioia questo invito e ci stiamo dando da fare per favorire un clima di preghiera e per aiutare a pregare pellegrini e parrocchiani – ha spiegato mons. Claudio Dolcini, rettore e parroco di Sotto il Monte -. Solo così potremo vivere il Giubileo come un’occasione di conversione, di grazia e di rinnovamento. In questa direzione, abbiamo pensato di farci aiutare dalla testimonianza e dalle parole di alcuni santi: lungo l’anno ospiteremo in Santuario le reliquie di santi della Chiesa che hanno trovato nella preghiera il sostentamento fondamentale per la loro vita. L’arrivo di queste importanti reliquie sarà l’occasione per conoscere meglio la vita, le virtù e le loro parole».

Accoglienza delle Reliquie dei Santi Giacinta e Francesco Marto 5 - Santuario Papa Giovanni XXIII

Le prime reliquie che giungeranno a Sotto il Monte saranno quelle dei Santi Giacinta e Francesco Marto, i due pastorelli che il 13 maggio 1917, insieme alla cugina Lucia dos Santos, videro per la prima volta la Madonna a Fatima. Diverse sono le Celebrazioni e i momenti di preghiera comunitaria e personale pensati per accompagnare i pellegrini che vorranno venerare le Reliquie dei Santi dal 15 al 17 marzo:

Venerdì 15 marzo 2024

Sabato 16 marzo 2024

Messe nei seguenti orari: 8:00 - 10:00 - 16:00

Domenica 17 marzo 2024

Messe nei seguenti orari: 7:00 – 8:30 – 10:00 - 11:30 – 16:00 – 17:30 – 19:00

Per la preghiera personale e comunitaria il Santuario aprirà sabato alle ore 7:30 e domenica alle ore 6:30. I Sacerdoti saranno a disposizione per le confessioni dalle ore 8:00 alle 12:00 e dalle 15:00 alle 18:00.

«Se io potessi mettere nel cuore di tutti il fuoco che mi brucia qui nel petto e mi fa amare tanto il Cuore di Gesù e il Cuore di Maria!». Così diceva la piccola guerriera Giacinta Marto, che salì in cielo il 20 febbraio 1920 a quasi dieci anni d’età, raggiungendo il fratellino Francesco, morto il 4 aprile del 1919, quando non aveva ancora compiuto il suo undicesimo compleanno. «Un mirabile esempio di preghiera e di devozione – ha ricordato mons. Dolcini, che si è recato a Fatima per portare in Italia le Reliquie dei Santi -. Pur se bambini, possiamo considerarli adulti nella fede, e soprattutto esemplari nella preghiera. Non fu la visione della Madonna a renderli santi, ma la loro vita consacrata a Dio per la salvezza dei peccatori e per il grande amore verso Gesù e la Vergine Maria. Non ha alcun significato la loro giovane età: conoscendoli non si può non amarli e non rimanere profondamente colpiti dalla loro testimonianza che si esprime nella consacrazione a Dio della loro intera vita per la salvezza delle anime e la conversione dei peccatori. La loro presenza a Sotto il Monte nel pieno della Quaresima ci sarà di aiuto a intensificare la nostra preghiera, sperimentando ancora di più l’amore del Signore e la consolazione del Cuore immacolato di Maria.»

Accoglienza delle Reliquie dei Santi Giacinta e Francesco Marto 6 - Santuario Papa Giovanni XXIII

«Il Santuario di Fatima, sempre caro al nostro cuore e del quale conserviamo i migliori e dolci ricordi»: Leggi l'approfondimento sul forte legame tra Papa Giovanni XXIII e il Santuario di Fatima >

Varie circostanze determinarono l'atteggiamento di Giovanni XXIII (Papa tra il 28 ottobre 1958 e il 3 giugno del 1963) nell'affrontare la realtà di Fatima: la semplicità del suo carattere; la profonda pietà mariana ereditata dall'infanzia; l'esperienza del pellegrinaggio del 13 maggio del 1956 cui partecipò; le correnti di pensiero che si manifestavano in quel periodo nell'ambito della Chiesa cattolica riguardo al posto di Maria nel mistero della salvazione e alla religiosità, devozione o pietà popolare. Invitato, quand'era ancora patriarca di Venezia, a presiedere il grande pellegrinaggio del 13 maggio 1956, l'allora cardinale Roncalli iniziò la sua omelia con le seguenti parole:

Ancora bambino, contemplavo nell'umile chiesa del mio paese e del mio battesimo, due bei quadri sull'altare della Madonna: quello del Cuore di Gesù e quello del Cuore di Maria. Il primo ml interessava molto; alle volte lo vedevo trasportare sull'altare maggiore, affinché gli fosse reso culto speciale. L'altro, posto accanto all'immagine della Madonna del Rosario, ml interessava meno. É una grande ventura per me essere venuto a Fatima, per comprendere meglio la vicinanza di quei due quadri e apprezzarli con una gioia che sento fatta di tenerezza e devozione.

Con il sottotitolo "Il mistero di Fatima in un trittico", continua l'omelia: 

il mistero di Fatima è paragonabile a uno dei grandi trittici a due battenti che arricchiscono le nostre chiese più antiche. All'interno del primo, le tre apparizioni dell'Angelo del Portogallo ai tre bambini di Aijustrel. Nel grande quadro in mezzo, le sei apparizioni della Signora celeste a Cova da Iria. Nel terzo, tutto quanto è seguito a quelle misteriose visioni [ ... ]

(VF, Dic. 1958)

Si intuiva nell'omelia ciò che si sarebbe poi rilevato, sotto il pontificato di questo grande Papa, essere la sua virtù primaria: la semplicità. Diversi cardinali della Curia romana avevano fino ad allora presenziato i grandi pellegrinaggi a Fatima, ma nessuno si era espresso così, senza alcuna riserva, riguardo alle apparizioni dell'ange1o, allora ancora molto discusse e contestate da rinomati teologi, che ritenevano non appartenessero al nucleo di eventi sui quali aveva inciso la dichiarazione episcopale del 1930. Il cardinale Giuseppe Roncalli, che era stato nunzio della Santa Sede, non alluse minimamente a queste discussioni, e non parve neanche essere colpito dai dubbi e dalle reticenze suscitate.

Eletto Papa, nell'ottobre del 1958, col nome di Giovanni XXIII, egli da una parte non smise di dimostrare la sua grande simpatia per Fatima e, dall'altra, di tener conto se non degli argomenti per lo meno della suscettibilità dei critici di Fatima. Così nel marzo 1959 cominciava una lettera-messaggio all'Azione Cattolica portoghese, evocando «il Santuario di Fatima, sempre caro al nostro cuore e del quale conserviamo i migliori e dolci ricordi». Alcuni giorni dopo, il 23 marzo 1959, con la lettera apostolica Qui hujus speculi egli dichiarò la Madonna di Fatima patrona della diocesi di San Domenico del Nove luglio, in Argentina, così come accadde il 12 dicembre del 1962 per Propriá, in Brasile, e il giorno seguente per la diocesi di Leiria. Giovanni XXIII seguiva i passi già compiuti da Pio XII, il quale, certamente su richiesta dei rispettivi vescovi, aveva dichiarato la Madonna di Fatima patrona delle seguenti diocesi: 1940, Quelimane, Mozambico; 28 giugno 1954, Wrangal, India; 30 marzo 1957, Zacapa, Guatemala. Intanto andava realizzandosi il primo grande pellegrinaggio dell'Immagine Pellegrina della Madonna di Fatima in tutt'Italia. Le manifestazioni furono cosi numerose e ferventi che l'evento finì col ricevere l'appellativo storico di "II pellegrinaggio delle meraviglie", già adottato da Pio XII per i viaggi della Vergine Pellegrina di Fatima. L'autore di questo articolo, allora cappellano del Santuario di Fatima, ricorda che il rettore aveva ricevuto dalla Nunziatura Apostolica a Lisbona, alla fine del 1959, la richiesta di inviare in Vaticano le colombe che avevano accompagnato l'immagine in Italia e di ritorno a Fatima. Questo celebre e impressionante fenomeno delle colombe che si posavano per lungo tempo ai piedi delle immagini pellegrine di Fatima aveva avuto inizio nel 1946, nella cittadina di Bombarral, e si sarebbe verificato in altre occasioni fino agli anni Ottanta.

Durante il pontificato di Giovanni XXIII presiedettero i grandi pellegrinaggi annuali il nunzio apostolico a Lisbona, D. Giovanni Panico (ottobre 1959), il cardinale Traglia, vicegestore della diocesi di Roma (maggio 1961), il cardinale Francesco Roberti, prefetto del Supremo Tribunale della Segnatura apostolica (maggio 1962) e, il 13 maggio 1963, il cardinale Arcadio Larraona, prefetto della Congregazione dei Riti. Pur non essendo stati invitati ufficialmente dal Santo Padre, questi cardinali avevano da lui ricevuto il necessario placet e avevano la facoltà di impartire la benedizione papale. L'arrivo del cardinale Larraona fu in special modo significativo, in quanto dipendeva dal suo dicastero la concessione di un nuovo testo per la Messa dell'Immacolato Cuore di Maria, proprio nella diocesi di Leiria. Raccontando «la tenerezza con cui il Santo Padre lo aveva salutato per andare in Portogallo» (VF. giu. 1963), il cardinale pronunciò una lunga omelia, basata sul messaggio di Fatima e in particolar modo, sulle due parti del segreto già rivelate. Dopo aver sottolineato «gli esempi datici dai veggenti, in risposta al suddetto messaggio», osò affermare: «Non ci fu mai manifestazione sovrannaturale della Madonna dal contenuto spirituale tanto ricco come quello di Fatima, né altra apparizione a noi nota, ci trasmise un messaggio tanto chiaro, tanto materno, tanto profondo, come questo». Egli annunciò altresì il messaggio del Santo Padre per la fine della celebrazione e concluse: «Urge stabilire nel mondo la devozione al Cuore Immacolato di Maria, come mezzo efficace di salvezza. E così anticipare il trionfo definitivo sul male, così come Lei lo ha annunciato in questo santo luogo: "Alla fine il mio Immacolato Cuore trionferà».

Per un giudizio esatto sul rapporto tra Giovanni XXIII e Fatima sarà però necessario accennare alla congiuntura di idee e movimenti che si formò prima e durante il concilio ecumenico, dallo stesso convocato, sul ruolo della Madonna nel mistero di Cristo e della Chiesa, come del ruolo delle sue apparizioni nell'incremento del culto mariano e anche nella storia del mondo. Il libro di René Laurentin La question Mariale, tradotto in portoghese (A questao marial, Edicoes Paulistas, Lisboa 1966) espone una sintesi molto chiara delle due tendenze contrarie che allora si opponevano e che l'autore definì massimalista e minimalista. Il massimalismo tendeva ad attribuire alla Madonna un ruolo che, esagerato al massimo, rischiava di cadere nella 'mariolatria', facendo di Maria una specie di quarta persona della Santissima Trinità, mentre il minimalismo, con altrettanta esagerazione, arrivava a negare la maternità biologica di Maria, come se il corpo fisico di Gesù fosse soltanto apparente, dottrina difesa nei primi secoli dai doceti. Affrontando queste due tendenze, con grande vivacità verbale, è normale che il Santo Padre cercasse di collocarsi giustamente nel mezzo, come consigliatogli dalla prudenza, passando cosi dalla sua innata semplicità ad atteggiamenti di riserva e perfino di monito, spostandosi ora da una parte ora da un'altra. Laurentin (Question, 88) nota al proposito: «il senso pastorale di Giovanni XXIII comprese bene il problema. In occasione del "Pellegrinaggio delle meraviglie" che aveva avuto per obiettivo di preparare la consacrazione solenne della nazione italiana al Cuore Immacolato di Maria, con il pellegrinaggio della statua della Madonna di Fatima, inviò un messaggio in cui sottolineò di prendere sul serio la pratica delle virtù e il realismo della vita cristiana, e menzionava con difficoltà la consacrazione in questione. L'edizione del messaggio fu omessa nel voluminoso libro di 400 pagine dedicato a questo pellegrinaggio. [ ...]. In nota l'autore fa riferimento a G.M. Besutti [Apparizioni e santuari mariani, "Marianum", 24 (1962), p. 2791 che aveva scritto: "Non possiamo spiegare una tale dimenticanza».

Il 1960 e gli anni seguenti di questo pontificato, con tutte le aspettative e le innumerevoli speculazioni sulla rivelazione della terza parte del famoso segreto di Fatima annunciata per il 1960, e la congiuntura di cui abbiamo parlato, erano ragioni sufficienti per spiegare una certa, seppur inattesa, riserva del Papa. In effetti, una quantità di eventi di segno contrario costituiva in quegli anni una miscela esplosiva per la Chiesa e per il mondo: la trionfante affermazione del comunismo su scala mondiale, che si esprimeva con azioni insolenti come quelle pronunciate da Nikita Krushev alle Nazioni Unite il 13 ottobre 1960, quando si sfilò una scarpa sbattendola minacciosamente sul tavolo; la vittoria del marxismo a Cuba e la tremenda crisi dei missili puntati sugli USA; la vitalità del pellegrinaggio a Fatima, con l'apoteosi delle immagini della Vergine Pellegrina; la diffusione della profezia di conversione della Russia, con i grandi movimenti fatimisti che ne fecero il loro movente prioritario, se non esclusivo; l'esacerbazione di sentimenti antidittatoriali tra gli intellettuali cattolici di sinistra, irritati dalla diffusa benedizione della Chiesa a questi regimi, in particolare l'Estado Novo, che vigeva in Portogallo, mentre tessevano lodi all'Unione Sovietica dei cui gulag si venne a conoscenza solo dopo Solenicyn. Papa Giovanni XXIII si era totalmente astratto dalla posizione di semplice credente, manifestata durante la sua visita a Fatima? Per niente. Oltre alla grande simpatia e benevolenza evidente in molti suoi interventi, possiamo citare la lettera apostolica Quae bellum, per la già ricordata concessione alla diocesi di Propriá, in cui il Papa cita un'espressione degli ultimi anni di Pio XII e afferma senza reticenze, seppur con una formula generica, le apparizioni mariane: «La Santissima Vergine di Fatima che, mentre una furiosa guerra soggiogava quasi tutto il mondo, apparve con umana benignità a tre bambini, attrae sempre più devoti, offrendo loro i favori del suo amore materno».

In conclusione nei poco più di quattro anni del suo pontificato Giovanni XXIII pronunciò decine di discorsi, messaggi, scritti, "brevi", lettere, telegrammi, concessioni, omelie, sia proprie che di alti responsabili della Curia Romana riguardanti Fatima. Da questi documenti si evince da un lato che l'interesse e l'affetto con cui Roma ha sempre guardato il luogo delle apparizioni non si sono mai affievoliti, pur facendo uso della prudenza riguardo l'aspetto fondamentale, cioè l'attendibilità dei veggenti, soprattutto di Lucia, che era ancora viva, la realtà del nucleo delle apparizioni, ancora non soggetti alla pronuncia formale dell'autorità diocesana, come il messaggio che dal 1929 chiedeva la consacrazione della Russia all'Immacolato Cuore di Maria. Potremmo affermare che, se da cardinale il Papa si era lasciato guidare dalla sua innata semplicità, üna volta diventato autorità suprema della Chiesa è stata soprattutto la prudenza a guidare il suo comportamento. Se ne deduce che gli uomini fanno i luoghi e i luoghi fanno gli uomini.

[LUCIANO GUERRA, Giovanni XXIII e Fatima, in MOREIRA C. A. - CRISTINO L., Enciclopedia di Fatima, Cantagalli, Siena 2010, pp. 186-189]


Accoglienza delle Reliquie dei Santi Giacinta e Francesco Marto a Sotto il Monte: Scopri il programma delle Celebrazioni >

In occasione della Giornata della Memoria e dell'Impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie il nostro Santuario ha organizzato un incontro con lo scrittore, fotografo ed educatore Davide Cerullo che dalla malavita di Scampia è passato all'impegno conto le mafie.

L'incontro, promosso in collaborazione con il presidio di Libera della Isola Bergamasca - Valle Imagna, si terrà giovedì 14 marzo, alle ore 20:30, presso la Sala Civica di Sotto il Monte Giovanni XXIII. Ingresso libero fino ad esaurimento dei posti disponibili.

«Cresciuto nel quartiere della droga, dal fondo di prigione ha trovato il suo nome scritto nella Bibbia: Davide! Ha staccato di nascosto le pagine, le ha lette e da lì è cominciata una persona nuova»

Erri De Luca

Davide, napoletano di nascita, all’età di sei anni si trasferisce insieme ai suoi tredici fratelli a Scampia. Qui vive un’infanzia difficile. Dopo aver lasciato la scuola, a soli tredici anni, viene arruolato dalla malavita che lo ingabbierà nell’ingranaggio del sistema camorristico.

Grazie a una copia del Vangelo, trovata sulla sua branda nel carcere di Poggioreale, entra in contatto con la fede e inizia a intravedere una possibilità di riscatto.

Oggi Davide ha dato una svolta alla sua vita, ritrovato il suo equilibrio interiore ed è ritornato a Scampia per aiutare quei bambini costretti a diventare adulti troppo presto. Ha fondato l’Associazione culturale “L’Albero delle storie” per poter raggiungere i piccoli attraverso la creatività, il dialogo e soprattutto i libri che definisce “educatori silenziosi”. L’Associazione si pone l’obiettivo di fornire ai bambini strumenti con cui affrontare e cambiare la realtà.

È anche scrittore e viaggia per tutta l’Italia per raccontare la sua storia e dimostrare che si può sempre scegliere “la bellezza piuttosto che il buio”.

Verità è libertà: incontro con Davide Cerullo, fondatore dell’Associazione “L’Albero delle storie" 7 - Santuario Papa Giovanni XXIII

Il maggiordomo di Papa Roncalli, Guido Gusso, racconta in una video clip i retroscena della notizia di celebrare un Concilio che Papa Giovanni XXIII diede per la prima volta ai cardinali a San Paolo fuori le Mura. Sulla ricorrenza anche le testimonianze di mons. Giuseppe Bettazzi e Raniero La Valle.

Mormorio. Silenzio di tomba. Nessun applauso. Questa la reazione dei cardinali all’annuncio di Giovanni XXIII di indire un Concilio. La scena si svolge all’interno del monastero annesso alla basilica romana di San Paolo fuori le Mura. Ad accompagnare Papa Roncalli c’è il suo maggiordomo, Guido Gusso, testimone di quell’episodio avvenuto il 25 gennaio 1959.

L’aneddoto

A distanza di 60 anni, in una video clip celebrativa di Vatican News, Gusso rievoca diversi aneddoti sul disorientamento dei porporati. Alcuni – racconta – domandavano sottovoce ai colleghi cosa significasse “quest’affare del Concilio”. Altri mostravano preoccupazione per i costi che un’operazione del genere avrebbe comportato. “Sarà il prosciugamento delle casse del Vaticano”, sussurrò qualcuno ricordando che solo poche settimane prima il Papa aveva concesso un aumento di stipendio a tutti i dipendenti della Santa Sede.

Il Papa pensieroso

Gusso ricorda anche lo stato d’animo del Papa, conosciuto anche grazie al diario personale reso noto dopo la sua morte. “Tutto ben fatto”, si legge (la foto della pagina del 25 gennaio proviene dall’Archivio della Fondazione Papa Giovanni XXIII - Bergamo). Quella mattina, però, Gusso notò che il Papa era pensieroso durante il viaggio: “si era come assorto, contrariamente al solito non parlava”. Prima di partire, invece, nell’intimità delle sue stanze, chiese di indossare i paramenti più belli: “oggi sarà una giornata eccezionale – confidò al suo maggiordomo – perché dovrò dare un grande annuncio”.

Il viaggio in auto

Poche parole anche durante il rientro in Vaticano. “Non l’hanno presa bene questa cosa del Concilio”, si limitò ad osservare il Papa. “Aveva capito che i cardinali erano tutti contro”, aggiunge Gusso già protagonista di una puntata del WebDoc di Vatican News sul Papa bergamasco prodotto da Vatican Media e da Officina della Comunicazione in occasione della Peregrinatio del Santo nella sua terra natia.

La reazione della stampa

“L’annuncio sconcertò i cardinali a San Paolo fuori le Mura”, ribadisce mons. Luigi Bettazzi vescovo emerito di Ivrea e unico padre conciliare in vita. Anche la stampa non comprese fino in fondo la notizia, tema affrontato nella clip grazie alla testimonianza di Raniero La Valle, direttore de ‘L’Avvenire d’Italia’ ai tempi del Concilio. “Non era stato neanche chiuso formalmente il Concilio Vaticano I, che era finito un secolo prima quando i bersaglieri erano entrati a Porta Pia. E si stava ancora con la teologia del Concilio di Trento. Quindi come potevano capire un Concilio?”.

Un articolo emblematico

Particolarmente eloquente l’articolo de l’Osservatore Romano. “La parola ‘Concilio’ - spiega La Valle - non c’è neanche nel titolo e neanche nel catenaccio del titolo di prima pagina. Si parla di ‘grandi avvenimenti per la vita della Chiesa’. Non se ne accorsero, non se ne accorse nessuno. Ma non potevano accorgersene, perché non si poteva sapere che cos’era un Concilio per la Chiesa del XX secolo che doveva affrontare il mondo che cambiava”.

Fonte: Vatican News

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