Percorso di Fede: sulle orme di San Giovanni XXIII
Povertà
Il piccolo Angelino Roncalli nasce in una famiglia povera. La cosa più sicura è che in casa Roncalli ci si vuole bene. Un amore semplice, pacifico, paziente avvolge ogni istante di una vita lenta, laboriosa, quieta. A sostenere tutto c’è una tradizione religiosa che ha messo radici molto profonde e regalato uno sguardo semplice sulla vita. Tutto appare come una grazia che arricchisce con niente. In questo mondo, umile e forte, il piccolo Angelino Roncalli impara a vivere. Lascia entrare nelle vene dello spirito la pazienza e la tranquillità dei contadini, abbastanza esperti da sapere che con la terra e con la vita non bisogna avere né fretta né pretese, ma obbedienza e fiducia.
Servizio
Angelo Roncalli entra nel Seminario di Bergamo nel 1893. È qui che prende l’abitudine di tenere un diario quotidiano che diventerà col tempo il Giornale dell’Anima. Il 10 agosto 1904, a Roma, viene ordinato prete, e subito viene chiamato a Bergamo come segretario del grande Vescovo Giacomo Radini Tedeschi. Poi arriverà la guerra a offrirgli una nuova brutale lezione. Don Angelo Roncalli diventa cappellano militare negli ospedali della città. Non si limiterà a garantire una formale assistenza religiosa. Imparerà a cambiare le fasciature e a medicare le ferite. È toccando il corpo dell’uomo che Angelo Roncalli prende confidenza con lo spirito di Dio.
Prendersi cura
Mons. Roncalli è consacrato Vescovo il 19 marzo 1925 e incaricato come Visitatore Apostolico in Bulgaria. Lì si sente il peso della prima grande divisione in seno alla Chiesa: quella fra cattolici e ortodossi. Alimenta quello che unisce, lascia perdere quello che divide. Sarà così anche nel suo servizio apostolico in Turchia e in Grecia, dal 1935 al 1944.
La pazienza del pastore
Nel 1945 Roncalli è inviato come Nunzio Apostolico a Parigi; a indicarlo come la persona giusta sono le sue doti di grande e paziente mediatore. Nella Parigi sofisticata dei filosofi esistenzialisti il Nunzio bergamasco porta in dote la sapienza dei semplici. A 72 anni viene creato Cardinale e Patriarca di Venezia.
La sapienza
Il 28 ottobre Angelo Giuseppe Roncalli diventa Papa con il nome di Giovanni XXIII. Sconvolge ogni aspettativa incarnando un nuovo stile. I suoi modi mantengono la spontaneità e la leggerezza del prete bergamasco, i quali non scalfiscono la sua autorevolezza pastorale, ma la esaltano, la rendono viva, la portano come grazia inaspettata agli occhi meravigliati di tutti. Anche per molta gente lontana dalla Chiesa o anche senza la fede. Così Papa Giovanni diventa l’uomo più popolare del mondo. La parola con cui unanimemente comincia a essere qualificato è la bontà. Tutti capiscono che, incarnata da lui, la bontà si rivela come la più grande forza che l’uomo possiede. Papa Giovanni esce per le strade della città e del mondo. Va in prigione a trovare i carcerati, va in ospedale a trovare i bambini malati, va in mezzo alla gente delle parrocchie, riceve persone ritenute indesiderate. Di fronte a questi gesti tutti si sentono profondamente coinvolti; perché tutti capiscono che quello è solo il Vangelo messo in pratica. E sembra così semplice.
Vivere il vangelo
Pochi mesi dopo l’elezione, Papa Giovanni annuncia il suo desiderio di indire un Concilio. Sarà uno degli eventi più importanti di tutto il Novecento. Il carattere «pastorale» che ha voluto dare al Concilio e il clima di ritrovata intimità fra la Chiesa e il mondo era già nei modi con cui Giovanni XXIII aveva scelto di essere Papa. Il meraviglioso discorso della luna, la sera dell’apertura del Concilio, quello della carezza ai bambini, sintetizza meglio di ogni altra parola lo stile materno che la Chiesa ha cercato di assumere con il Concilio: Mater et Magistra.
Obbedienza e pace
Per Angelo Giuseppe Roncalli non sono due vocaboli astratti. Sono proprio il suo modo di vivere. Obbedienza per lui significa stare lontano dalla pretesa infantile di rifiutare la realtà per come essa è, ma attraversarla con amore e con coraggio. Per questo è sempre stato un uomo sereno e pacifico: un uomo di una letizia contagiosa. Nella sera di lunedì 3 giugno il Papa muore salutando tutti nella più grande serenità. Un uomo dimostra quello che è soprattutto nel modo con cui accetta di morire. Sul letto di morte viene chiamato lo scultore bergamasco Giacomo Manzù per fare il calco del suo volto. Davanti al Papa morto, Manzù prende l’impronta del volto. Ma prima di venire via vuole anche conservare per sempre l’impronta della mano che ha firmato l’Enciclica Pacem in Terris.