Percorso di Fede sulle orme del Santo

Riviviamo, attraverso sette tappe, i momenti fondamentali della vita di San Giovanni XXIII, aiutandoci a scoprire il segreto della sua grandezza e della sua “bontà”. Chiediamo a Dio di guidare i nostri passi perché in questo pellegrinaggio il nostro cuore sia disponibile alla conversione e la compagnia spirituale di un fratello di questa terra sia guida per il nostro cammino di fede.

Povertà

“La povertà mi ha preso sulle braccia fin da bambino.”
1881
1891

Il piccolo Angelino Roncalli nasce in una famiglia povera. La cosa più sicura è che in casa Roncalli ci si vuole bene. Un amore semplice, pacifico, paziente avvolge ogni istante di una vita lenta, laboriosa, quieta. A sostenere tutto c’è una tradizione religiosa che ha messo radici molto profonde e regalato uno sguardo semplice sulla vita. Tutto appare come una grazia che arricchisce con niente. In questo mondo, umile e forte, il piccolo Angelino Roncalli impara a vivere. Lascia entrare nelle vene dello spirito la pazienza e la tranquillità dei contadini, abbastanza esperti da sapere che con la terra e con la vita non bisogna avere né fretta né pretese, ma obbedienza e fiducia. 

Si può essere nel bisogno ma non significa ancora essere miseri. La povertà è un altro nome della libertà. Non esiste niente, che possa riempire la vita come la fraternità che lega agli altri e l’amore che stringe a Dio.
Signore Gesù, insegnaci l’amore per la povertà di spirito, scelta di autentica libertà. Fa’ che sull’esempio di Papa Giovanni ci sappiamo totalmente affidare a Te, vera ed unica ricchezza.

Servizio

“Da sempre ho desiderato essere prete.”
1892
1918

Angelo Roncalli entra nel Seminario di Bergamo nel 1893. È qui che prende l’abitudine di tenere un diario quotidiano che diventerà col tempo il Giornale dell’Anima. Il 10 agosto 1904, a Roma, viene ordinato prete, e subito viene chiamato a Bergamo come segretario del grande Vescovo Giacomo Radini Tedeschi. Poi arriverà la guerra a offrirgli una nuova brutale lezione. Don Angelo Roncalli diventa cappellano militare negli ospedali della città. Non si limiterà a garantire una formale assistenza religiosa. Imparerà a cambiare le fasciature e a medicare le ferite. È toccando il corpo dell’uomo che Angelo Roncalli prende confidenza con lo spirito di Dio.

Servire è un modo per restituire quello che qualcuno ha compiuto perché potessimo essere vivi. Quando si riesce a capire questo si smette di essere bambini e si comincia a essere uomini.
Signore Gesù, insegnaci a servire con gioia ed umiltà i fratelli che poni sul nostro cammino. Fa’ che sull’esempio di Papa Giovanni spendiamo generosamente la nostra vita per il bene del prossimo.

Prendersi cura

“Andare a tutti, ovunque vi siano lacrime da tergere, incertezze da superare, solitudini da animare.”
1921
1944

Mons. Roncalli è consacrato Vescovo il 19 marzo 1925 e incaricato come Visitatore Apostolico in Bulgaria. Lì si sente il peso della prima grande divisione in seno alla Chiesa: quella fra cattolici e ortodossi. Alimenta quello che unisce, lascia perdere quello che divide. Sarà così anche nel suo servizio apostolico in Turchia e in Grecia, dal 1935 al 1944.

Quando Dio sceglie qualcuno è sempre per potere amare tutti. Il discepolo di Gesù perciò non si sente uno che ha il diritto di capitalizzare un privilegio, ma uno che ha la responsabilità di prendersi cura del mondo intero e di ogni persona che lo abita.
Dio, Padre dell’universo, che hai posto l’uomo al centro del Giardino, a lui affidando il creato perché lo coltivasse e lo custodisse, liberaci dalla tentazione di crederci despoti delle cose; donaci e conservaci cuore e mani purissimi per usare di ogni tua creatura, sempre con umiltà e amore, e continuare a vivere in reciproca amicizia portando a te l’omaggio di tutta la creazione.

La pazienza del pastore

“Cogliere il bene dovunque si trovi e moltiplicarlo.”
1945
1958

Nel 1945 Roncalli è inviato come Nunzio Apostolico a Parigi; a indicarlo come la persona giusta sono le sue doti di grande e paziente mediatore. Nella Parigi sofisticata dei filosofi esistenzialisti il Nunzio bergamasco porta in dote la sapienza dei semplici. A 72 anni viene creato Cardinale e Patriarca di Venezia.

La pazienza è un altro nome della speranza: il desiderio della felicità, consapevole del proprio limite, cerca la giustizia, disposto ad aspettare anche una vita. È il sentimento del pastore che non ha fretta, non giudica; aspetta, si prende cura. Mette in conto di spendere tutto il proprio tempo per aspettare chi deve avere il tempo di fare i suoi passi.
Signore Gesù, insegnaci a coltivare con instancabile tenacia la pazienza. Fa’ che sull’esempio di Papa Giovanni operiamo per la diffusione del bene, costruendo ponti di fraternità. Amen.

La sapienza

“La mia persona conta niente. È un fratello che parla a voi, diventato Padre per la volontà di Nostro Signore.”
1958
1963

Il 28 ottobre Angelo Giuseppe Roncalli diventa Papa con il nome di Giovanni XXIII. Sconvolge ogni aspettativa incarnando un nuovo stile. I suoi modi mantengono la spontaneità e la leggerezza del prete bergamasco, i quali non scalfiscono la sua autorevolezza pastorale, ma la esaltano, la rendono viva, la portano come grazia inaspettata agli occhi meravigliati di tutti. Anche per molta gente lontana dalla Chiesa o anche senza la fede. Così Papa Giovanni diventa l’uomo più popolare del mondo. La parola con cui unanimemente comincia a essere qualificato è la bontà. Tutti capiscono che, incarnata da lui, la bontà si rivela come la più grande forza che l’uomo possiede. Papa Giovanni esce per le strade della città e del mondo. Va in prigione a trovare i carcerati, va in ospedale a trovare i bambini malati, va in mezzo alla gente delle parrocchie, riceve persone ritenute indesiderate. Di fronte a questi gesti tutti si sentono profondamente coinvolti; perché tutti capiscono che quello è solo il Vangelo messo in pratica. E sembra così semplice.

La bontà la impariamo da nostra madre, da quelli che fin dal primo giorno ci guardano negli occhi e ci chiamano per nome, dalle persone che scegliamo da tenere accanto per il resto dei giorni. Ma in fondo significa essere come Dio: cosa ci ha insegnato Gesù se non a scoprire, meravigliati e sorpresi, quanto è buono, anzi quanto è umano Dio?
Signore Gesù, insegnaci l’arte evangelica di chi sa dare stima al prossimo. Fa’ che sull’esempio di Papa Giovanni custodiamo un cuore sapiente, equilibrato, disposto all’ascolto.

Vivere il vangelo

“La nostra forza non è la violenza di cui gli illusi amano vantarsi, ma la violenza della perfetta carità.”
1959
1963

Pochi mesi dopo l’elezione, Papa Giovanni annuncia il suo desiderio di indire un Concilio. Sarà uno degli eventi più importanti di tutto il Novecento. Il carattere «pastorale» che ha voluto dare al Concilio e il clima di ritrovata intimità fra la Chiesa e il mondo era già nei modi con cui Giovanni XXIII aveva scelto di essere Papa. Il meraviglioso discorso della luna, la sera dell’apertura del Concilio, quello della carezza ai bambini, sintetizza meglio di ogni altra parola lo stile materno che la Chiesa ha cercato di assumere con il Concilio: Mater et Magistra.

È la scoperta che abbiamo già ricevuto tutto da tutti. La vita, il mangiare, il vestire, le parole, gli affetti, la fraternità, lo sguardo dell’amore, il braccio attorno al collo quando la vita ci fa piangere, gli sguardi e i baci. Allora perché non fare anche noi lo stesso? È semplicemente un ritorno al Vangelo. Anche la Chiesa, per essere tale, deve sempre ricominciare dal Vangelo.
A tutti i cercatori del tuo volto mostrati, Signore; a tutti i pellegrini dell’assoluto, vieni incontro, Signore; con quanti si mettono in cammino e non sanno dove andare, cammina Signore; affiancati e cammina con tutti i disperati; tu non offenderti se essi non sanno che sei tu ad andare con loro, tu che li rendi inquieti e incendi i loro cuori; non sanno che ti portano dentro: con loro fermati poiché si fa sera e la notte è buia e lunga, Signore. Amen.

Obbedienza e pace

“Queste parole sono un po’ la mia storia e la mia vita.”
1925
1963

Per Angelo Giuseppe Roncalli non sono due vocaboli astratti. Sono proprio il suo modo di vivere. Obbedienza per lui significa stare lontano dalla pretesa infantile di rifiutare la realtà per come essa è, ma attraversarla con amore e con coraggio. Per questo è sempre stato un uomo sereno e pacifico: un uomo di una letizia contagiosa. Nella sera di lunedì 3 giugno il Papa muore salutando tutti nella più grande serenità. Un uomo dimostra quello che è soprattutto nel modo con cui accetta di morire. Sul letto di morte viene chiamato lo scultore bergamasco Giacomo Manzù per fare il calco del suo volto. Davanti al Papa morto, Manzù prende l’impronta del volto. Ma prima di venire via vuole anche conservare per sempre l’impronta della mano che ha firmato l’Enciclica Pacem in Terris

L’obbedienza è l’altra faccia della fede. Significa riconoscere e essere riconoscenti per quell’amore che ci ha visto nascere e ci ha preso per figli. Convinti che nulla è per caso e tutto è per sempre.
San Giovanni XXIII, fa’ che noi possiamo imitarti nella povertà e nel servizio, nella pazienza e nella sapienza, nell’obbedienza e nella pace. Guidaci, pastore buono del gregge di Cristo, al Signore che per noi ha dato la vita.
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