61° anniversario dell'ascesa al cielo di Papa Giovanni: le parole del nostro Rettore

«E questo vogliamo essere: segno di un amore più grande, quello di Gesù Cristo, che ha reso mite, umile e accogliente San Giovanni XXIII, chiedendo di esserlo pure noi.»

L’anno scorso, in questi giorni, eravamo più di mille a Roma per ricordare San Giovanni XXIII e San Paolo VI, provenienti dalle due parrocchie di origine dei due papi santi. Tanta gioia, tanta emozione negli incontri con i cardinali che hanno accompagnato nelle solenni celebrazioni il nostro pellegrinaggio; in particolare, però, l’incontro con Papa Francesco è stato quello più emozionante, pur se accompagnato da qualche fatica, in particolare per l’improvviso cambio di programma voluto dal Papa stesso. In questi giorni sono andato a rileggermi e a meditare le parole che Papa Francesco, in quell’occasione, ci ha consegnato: è sempre utile, fa bene andare a rileggere con calma certi discorsi, le parole che abbiamo ascoltato in un momento di gioia o di dolore, riprenderle a distanza di tempo ci permette di cogliere meglio i sentimenti e i messaggi che esse trasmettono.

Rileggendo con pazienza e cuore più tranquillo il discorso di Papa Francesco del 3 giugno scorso a noi pellegrini di Sotto il Monte e di Concesio, vi ho trovato espressioni di grande respiro che, in questa festa che ricorda la partenza per il cielo di Papa Giovanni, desidero condividere con voi. Nel saluto che Papa Francesco rivolgeva a noi, cittadini dei paesi dei due papi lombardi, esprimeva gratitudine al Signore perché nelle nostre due comunità “tanti uomini e donne che vi si recano dall’Italia e dall’estero trovano da noi conforto e sostegno”, rendendo inoltre la nostra terra più viva e ricca di fede. È il miracolo a cui assisto quotidianamente a Sotto il Monte, e per cui, innanzitutto, ringrazio il Signore per essere il Parroco di questo luogo. Quanta gente viene a Sotto il Monte in cerca di conforto, in cerca di speranza; chi viene qui, più che il miracolo, cerca il dono della pace, ovvero della speranza, della consolazione profonda, della capacità di guardare avanti con fiducia, nonostante le prove delle vita, i fallimenti, le fatiche. Durante la realizzazione del Giardino della pace ho voluto espressamente fosse incisa – sulla parete del pozzo vicino alla statua di Papa Giovanni – un’espressione illuminante di Roncalli: “Alla mia povera fontana si accostano uomini di ogni specie, la mia funzione è di dare acqua a tutti”.

Sì, la vocazione di Sotto il Monte è quella di continuare la missione di Giovanni XXIII, ovvero di accogliere senza giudicare, di dare speranza, di invitare alla fiducia, di allargare il cuore dell’uomo al dono dello Spirito per sentire la gioia che viene dall’amore di Dio. Ognuno per la sua parte: Papa Francesco, insistendo su questo tema, chiama noi, concittadini di Angelo Giuseppe Roncalli “cooperatori di questo dono”. È bellissimo, è meraviglioso sentirci partecipi e collaboratori dello Spirito Santo nell’opera di pacificazione dei cuori. Che bello, e accade parecchie volte, che i numerosi gruppi di pellegrini che giungono a Sotto il Monte ci scrivano per manifestare la loro riconoscenza e la loro gioia per l’accoglienza, la cura, la cordialità con cui sono stati accolti e accompagnati: ci basta questo come conferma che stiamo agendo con lo stesso spirito di Papa Giovanni, e che – per certi versi – Papa Giovanni viva dentro questo stile. E questo vogliamo essere: segno di un amore più grande, quello di Gesù Cristo, che ha reso mite, umile e accogliente San Giovanni XXIII, chiedendo di esserlo pure noi. Sono consapevole che se noi facciamo la nostra parte, in maniera umile, ma con carità, poi il Signore farà la sua, portando a compimento, nel cuore delle persone, il seme della speranza raccolto qui a Sotto il Monte. Ha ragione, dunque, ancora una volta Papa Francesco che, nel medesimo discorso, ci ricordava che questi pellegrini, questi uomini e donne in cerca di speranza e di pace, nell’incontro con il mistero della carità, “rendono la nostra terra più viva e ricca nella fede”. Siamo fortunati, siamo oltremodo benedetti dunque dalla devozione verso San Giovanni XXIII, perché la testimonianza di fede o la supplica di aiuto dei tanti che vengono qui, rende la nostra fede più salda, e ci sprona a continuare nel servizio di annuncio della misericordia e della pace del Signore.

Era appena passata la Pentecoste (Papa Giovanni morì il 3 giugno 1963, lunedì di Pentecoste): Giovanni XXIII aveva inaugurato una “Nuova Pentecoste” nella vita della Chiesa, certo con il Concilio Ecumenico Vaticano II, ma anche con il suo stile di pastore, mite, buono, ottimista e cordiale; chiediamo al Signore di poter ereditare da lui queste virtù, per noi e per il bene della Chiesa.

Don Claudio Dolcini

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