Gli auguri di Natale del nostro Rettore

Giunga a tutti voi, carissimi fratelli e sorelle amici e devoti di San Giovanni XXIII, soprattutto a chi attraversa un momento di sconforto e di angoscia, l’augurio di un Santo Natale del Signore, che porti luce e pace.

I potenti fanno la voce grossa e impongono la loro volontà con la forza; non importano i civili uccisi o abbandonati in situazione di miseria, senza medicine, acqua potabile e riscaldamento; non importa nemmeno se sono i bambini a morire sotto i bombardamenti o per le mitragliatrici dei soldati. Importanti sono i soldi, importante è il potere, da mantenere a ogni costo, importante è la notorietà, il riconoscimento mondiale. Passano i secoli ma le lusinghe del potere, del denaro e del successo a tutti i costi non passano mai. Da che mondo e mondo il diavolo seduce l’uomo con queste tre illusioni (anche Gesù fu tentato con le medesime lusinghe). E l’uomo pensa di sentirsi realizzato perché ricco, potente e applaudito, dimenticandosi che gli uomini ricchi, potenti o famosi non sono mai amati, ma odiati, o al massimo adulati. La ricchezza, il potere e la notorietà illudono, sono una bolla di sapone che allontana dal reale, precipitando chi li adora in uno stato di realtà parallela che mortifica la vita, che, invece, si compie nel reale.

In questo contesto di ingiustizia e di corruzione ancora diffusa arriva Natale. I cristiani osano ancora affermare convintamente che Dio si fa prossimo alla nostra umanità, e lo fa nell’impotenza e nella vulnerabilità di un bambino. Perché sarà lui – quel bambino nato a Betlemme duemila anni fa – a salvare l’umanità, sarà lui a essere adorato, lui a essere seguito, a lui gli uomini offriranno obbedienza, persino la vita. E non esiste potente al mondo in grado di stravolgere il piano di Dio che si manifesta in Gesù; Dio ha promesso la salvezza e manterrà la sua promessa: nessun uomo, nessuna organizzazione creata dall’uomo potrà fermare il corso della salvezza; potrà soltanto nuocere ad altri uomini, oltre che a sé stessi, ma Dio porta a compimento ciò che ha iniziato. E così, per chiunque crede in Lui, la salvezza si compie, sia egli in una tranquilla città europea o in una prigione iraniana: Dio salva, Dio viene. L’indifeso bambino di Betlemme è il potente salvatore del mondo, che agisce «non con la forza della violenza, con la violenza della perfetta carità» (San Giovanni XXIII).

Si illudeva, duemila anni fa, l’imperatore di Roma di sottomettere la terra al suo potere: anche il suo delirio di onnipotenza di censire addirittura tutta la terra - e non solo l’impero – e di sottomettere a sé tutta l’umanità si è concluso con un grosso fallimento. Non solo, anche lo stravolgimento operato da lui, costringendo Giuseppe e Maria a un faticoso viaggio da Nazareth (in Galilea) a Betlemme (in Giudea), non ha fatto altro che operare il compimento della Scrittura, che anticipava che il Messia sarebbe nato appunto nella città di Davide, ovvero Betlemme.  Dio non è assente neppure dal male compiuto dall’uomo, Dio volge alla realizzazione del Regno anche l’opera del maligno: Dio non abbandona l’uomo negli artigli del nemico.

Si rivolgeva così Angelo Giuseppe Roncalli, allora Patriarca di Venezia, alla sua gente nella solennità dell’Epifania del 1957:

Io dunque ho contemplato e ho visto un fanciullo che trionfa, che comincia a dominare il mondo. Già aveva mostrato che lo servivano gli angeli, già aveva attirati i pastori, già aveva ai suoi piedi le due più grandi elette creature umane: Giuseppe e Maria. Nell’Epifania ancor di più. I sapienti magi si muovono dall’Oriente, devoti e obbedienti. Anche i nemici, anche i sapienti di Giuda, anche Erode, senza saperlo, lo servono, come già col suo censimento l’aveva servito Augusto. Tutti i popoli, tutti gli uomini, tutte le creature sentono già il suo dominio: si prestano obbedienti, concorrono, consapevoli ed inconsapevoli, alla sua opera. Ma vedete: la sua chiamata e la sua manifestazione non hanno nulla di umano. L’uomo chiama a sé con la forza, Egli con l’amore. L’uomo trae a sé con i doni, con le promesse, con l’autorità, con il timore: Egli con nulla di tutto questo. L’uomo affascina con il genio, la scienza, il fasto, la magnificenza: Egli con il silenzio, con la povertà, con nulla. Più tardi attirerà il mondo da un patibolo, e ne avrà adorazione e amore. E il mondo va a lui, e dietro alle primizie andranno i popoli e si spoglieranno per lui, e morranno per lui.

Nei giorni scorsi ho avuto la gioia di una lunga conversazione telefonica con Monsignor Massimiliano Palinuro, Vicario apostolico di Istanbul, successore di Angelo Giuseppe Roncalli nella guida della Chiesa in Turchia. Fra i tanti argomenti anche quello dei cristiani in Oriente: quale la mia meraviglia nell’ascoltare delle conversioni in Iran dall’islam al cristianesimo. Sono rimasto molto colpito, meravigliato, non conoscendo questo aspetto dello stupendo territorio dell’ex Persia; e nell’ascoltare le testimonianze eroiche dei neofiti cristiani, che per il passaggio al cristianesimo fanno sacrifici enormi e rischiano spesso la vita. Quel bambino a Betlemme, quell’uomo morto in croce a Gerusalemme è il vero Dio, l’unica speranza per l’uomo, l’unica nostra certezza: a lui soltanto si deve la nostra adorazione, a lui soltanto va la consegna della nostra vita, perché la sua potenza è l’amore, la sua ricchezza la croce. «Chiniamoci, prostriamoci, crediamo, adoriamo, cantiamo: quel fanciullo è Dio» (Angelo Giuseppe Roncalli, Venezia, 6 gennaio 1957).

Giunga a tutti voi, carissimi fratelli e sorelle amici e devoti di San Giovanni XXIII, soprattutto a chi attraversa un momento di sconforto e di angoscia, l’augurio di un Santo Natale del Signore, che porti luce e pace; nella consapevolezza che Dio porta a compimento sempre ciò che ha iniziato: nell’universo e nella vita di ciascuno di noi; unica condizione, non temere e fidarci del suo amore sconfinato.

Carissimi, buon Natale.
Don Claudio

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