Padre Luciano Manicardi: «La speranza: un dono da custodire e una responsabilità da vivere»

Secondo appuntamento dei Venerdì della Speranza al Santuario San Giovanni XXIII: riflessioni sulla memoria biblica e l’impegno concreto per il futuro

Venerdì 14 febbraio 2025, al Santuario San Giovanni XXIII di Sotto il Monte, Chiesa Giubilare, si è svolto il secondo appuntamento dei “Venerdì della Speranza”, un percorso di preghiera e approfondimento in vista del Giubileo della Speranza. In questa occasione, Padre Luciano Manicardi – biblista di rilievo, membro della comunità monastica di Bose dal 1981 ed ex priore (2017-2022) – ha offerto una catechesi incentrata su un tema cruciale: la speranza cristiana come dono da custodire e, al contempo, come responsabilità da vivere quotidianamente.

Il messaggio di Padre Manicardi si fonda su un duplice invito: rispondere alla chiamata di Dio e rendere testimonianza, con la propria vita, a chiunque interroghi la fede dei credenti. Le riflessioni si intrecciano alla luce delle Scritture, evidenziando il contrasto tra una speranza autentica e l’ottimismo superficiale, e sottolineando l’urgenza di vivere la speranza nella quotidianità, in particolare attraverso il concreto impegno nella comunità.

La speranza: dono e responsabilità

Partendo dal versetto di 1 Pt 3,15 – «Siate sempre pronti a rispondere a chiunque vi chieda conto della speranza che è in voi» – il relatore ha spiegato come la speranza non sia una semplice emozione o un sentimento di buon auspicio, ma un autentico impegno.
«La speranza, ha spiegato Padre Manicardi, non è qualcosa da cui rifugiarsi in maniera individuale, ma un debito nei confronti di Dio e degli uomini. Essa nasce dalla grazia ricevuta ed è poi chiamata a manifestarsi concretamente nella vita di ciascuno, diventando una testimonianza visibile della presenza del Vangelo nel mondo».
Questa duplice dimensione – verticale, rivolta a Dio, e orizzontale, rivolta al prossimo – rende la speranza una virtù responsabile, che richiede coraggio e testimonianza in ogni ambito della vita quotidiana.

Memoria e contrasto con l’ottimismo

Un punto centrale della catechesi riguarda la distinzione fra una vera speranza e il semplice ottimismo.
«L’ottimismo, ha osservato il relatore, spesso si esprime con il vago “andrà tutto bene”, una formula che, seppur confortante, rischia di mancare di fondamento. La speranza cristiana, invece, si regge sulla memoria del bene ricevuto – quella testimonianza storica della grazia di Dio che si è manifestata già nel passato, tanto nella vita di Israele quanto in quella dei singoli credenti».
Il Salmo 42–43, per esempio, viene richiamato come un esempio di come la memoria delle esperienze di fede possa far emergere la forza per affrontare i momenti di difficoltà. Ricordare quando si è stati amati e sostenuti diventa così un fondamento solido per mantenere viva la speranza anche nei periodi più oscuri.

La risurrezione: forza che trasforma il presente

Un altro elemento fondamentale del discorso è il mistero della risurrezione di Gesù Cristo.
«La risurrezione non è un evento relegato al futuro o al “dopo” della morte», ha affermato Padre Manicardi, «ma è la prova che, anche nelle situazioni più drammatiche, il male e il peccato non hanno l’ultima parola».
Il Vangelo pasquale diventa così il motore della speranza: vivere da “risorti con Cristo” significa affrontare le difficoltà della vita con la certezza che, attraverso Gesù, esiste una nuova possibilità di vita. La tomba vuota non è solo un simbolo del trionfo sulla morte, ma anche la garanzia che, in ogni situazione, la luce può penetrare il buio.

Padre Luciano Manicardi: «La speranza: un dono da custodire e una responsabilità da vivere» 1 - Santuario Papa Giovanni XXIII

La comunità come spazio privilegiato della speranza

Nel contesto odierno, caratterizzato da un diffuso individualismo, la dimensione comunitaria assume un ruolo di particolare rilievo.
«La speranza, se non si traduce in relazioni autentiche e nella condivisione quotidiana, rischia di rimanere un ideale astratto», ha spiegato il relatore.
Le comunità cristiane – dalle parrocchie alle associazioni di fedeli – devono diventare luoghi vivi in cui il Vangelo si traduca in azioni concrete: accoglienza, carità, perdono e solidarietà. In questi spazi, la speranza non è solo una parola, ma un’esperienza tangibile che si trasmette nel “noi” fraterno e accogliente, dove ognuno è chiamato a dare il proprio contributo per realizzare una piccola anteprima del Regno di Dio.

Gesù di Nazaret: modello di umanità e amore

Il volto della speranza cristiana è strettamente legato all’immagine di Gesù di Nazaret, presentato nei Vangeli non come un ideale astratto, ma come l’uomo che ha incarnato la misericordia e la libertà di Dio.
«Leggendo i Vangeli, chiediamoci: “Che umanità abita in Gesù? Come incontra i poveri, i malati, i peccatori?”», ha esortato Padre Manicardi.
Il Maestro rompe le barriere, dialoga con la donna samaritana, mangia con i pubblicani e tocca coloro che la società esclude. Questi gesti, oltre a evidenziare la sua grande umanità, mostrano la via della trasformazione: imitare Gesù significa non solo credere, ma agire con amore e coraggio per accogliere e valorizzare ogni essere umano.

Il Regno di Dio: un orizzonte da seminare oggi

Il discorso della speranza cristiana si proietta anche verso l’orizzonte del Regno di Dio, un ideale che, pur sembrando utopico, diventa la spinta per azioni quotidiane.
«Il Regno di Dio, ha spiegato il relatore, non è un progetto irrealizzabile o distante, ma una realtà che si anticipa nei gesti di fraternità e solidarietà. Come il piccolo seme di senape, la nostra testimonianza di speranza può crescere e dare ombra e rifugio a molti», ha sottolineato.
In questo senso, ogni atto di carità, ogni gesto di accoglienza e perdono è un mattone nel costruire quella “eutopia” – un luogo buono, in cui la logica del Vangelo diventa esperienza quotidiana e tangibile.

La sfida della Chiesa: discernimento e rinnovamento

Rivolgendosi anche alla dimensione ecclesiale, Padre Manicardi ha evidenziato l’urgenza per la Chiesa di saper discernere ciò che è essenziale e lasciare andare ciò che, pur essendo buono, rischia di ostacolare la piena espressione del Vangelo.
Richiamando l’esempio del rabbino Johan ben Zakkai, che, di fronte alla distruzione del Tempio, scelse di portare con sé l’essenza della Torah per rifondare il giudaismo, il relatore ha invitato i fedeli a riflettere su quali siano i “rotoli della Parola” oggi inscindibili per la vita della Chiesa.
Questo processo di discernimento e rinnovamento è fondamentale per non far perdere alla comunità la sua identità e la sua missione, soprattutto in tempi di grande secolarizzazione e crisi vocazionale.

Padre Luciano Manicardi: «La speranza: un dono da custodire e una responsabilità da vivere» 2 - Santuario Papa Giovanni XXIII

Quattro risorse per una speranza concreta

Nel concludere il suo intervento, Padre Manicardi ha presentato quattro “risorse interiori” che ogni cristiano può coltivare per sostenere e trasmettere una speranza autentica:

  1. Immaginazione:
    È la capacità di far abitare nella mente ciò che ancora non esiste, come una virtù profetica che apre la strada a nuove possibilità. L’immaginazione permette di vedere oltre l’orizzonte del presente e di sognare una realtà rinnovata.
  2. Creatività:
    Non riservata esclusivamente agli artisti, la creatività è la capacità di rispondere al reale con soluzioni inedite e coraggiose, frutto di un dialogo sincero con il mondo e le sue sfide.
  3. Coraggio:
    Secondo Sant’Agostino, il coraggio è “l’amore disposto a tutto in vista di ciò che ama”. Esso si manifesta nei gesti quotidiani: nel prendersi cura di chi soffre, nel perseverare nelle difficoltà e nel mettere in gioco se stessi per il bene dell’altro.
  4. Pazienza:
    Ogni cambiamento profondo richiede tempo e costanza. La pazienza è la virtù che ci permette di attendere i tempi della crescita, evitando l’impulso del “tutto e subito”, così essenziale per una trasformazione autentica.

Testimonianza: la speranza che si racconta con la vita

Il messaggio finale di Padre Manicardi richiama alla necessità di rendere la speranza una testimonianza concreta.
«Siate pronti a rispondere», recita ancora il versetto di Pietro, e questo significa che ogni gesto, ogni parola e ogni relazione devono essere veicolo di quella gioia serena che deriva dalla fede in Cristo.
La speranza, quindi, non resta confinata a un ideale personale, ma si trasforma in una luce che illumina le relazioni interpersonali, stimolando chi osserva a chiedersi: «Da dove viene questa forza?». La risposta, semplice e profonda, è “Gesù Cristo, nostra speranza”.

Conclusioni e prospettive per il Giubileo della Speranza

Con la catechesi di Padre Luciano Manicardi, il Santuario San Giovanni XXIII di Sotto il Monte ha offerto un momento di profonda riflessione e preghiera, in cui il tema della speranza si è rivelato come una chiamata alla responsabilità individuale e comunitaria.
Il messaggio del relatore – radicato nella memoria biblica, animato dalla forza della risurrezione e indirizzato alla trasformazione concreta del presente – si configura come un invito a vivere la fede in maniera autentica, costruendo ogni giorno “luoghi di luce” che anticipino il Regno di Dio.

Guardando al futuro, in vista del Giubileo della Speranza, la comunità è chiamata a rinnovare il proprio impegno, riscoprendo l’essenza del Vangelo e rafforzando i legami di fraternità. Ogni atto di carità, ogni gesto di accoglienza e di perdono diventa così una semina di speranza, capace di trasformare il mondo e di testimoniare che, nonostante le difficoltà, il dono di Dio resta vivo e presente in ogni cuore.

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