Pasqua 2023, gli auguri del nostro rettore don Claudio
Guardo agli anni della giovinezza come a un tempo di speranze, di entusiasmo, di grande ottimismo; ringrazio il Signore per quel tempo, che mi ha fatto investire nella fede, nel servizio, nella passione per alcuni ideali, anni fecondi e belli della mia vita. Col passare degli anni la passione non si è spenta, ma si è un po’ modificata, potrei dire che si è umanizzata, si è gradualmente ridotta nella sua componente idealistica, si è incontrata/scontrata con la realtà; potrei affermare addirittura che si è evangelizzata, nel senso che ha fatto pace con il possibile, dimenticando l’utopia. Col passare degli anni ho dovuto fare i conti con il limite, il mio innanzitutto, prima ancora che con quello della storia, con le fragilità e le miserie umane, le mie innanzitutto, prima ancora che con quelle degli altri. E piano piano – a volte non senza qualche trauma interiore – si è fatto più chiaro in me il senso buono della fede; la parola “misericordia” si è via via fatta più “vera”, nel senso di reale, tangibile, concreta. Ho dovuto toccare con mano la mia umanità ferita, ho dovuto – come tutti – cadere a terra, fare esperienza dell’amarezza che provoca il peccato e della potente azione del nemico. Ma è solo così che ho preso maggiore coscienza del grande dono della fede che apre la strada all’amore misericordioso di Dio Padre. È riconoscendo le mie cadute che ho scoperto qualcuno pronto a rialzarmi, è dalla mancanza d’aria che provoca il male che sto imparando a godere del piacere intenso del respiro della grazia del perdono. Scrive così il Cardinale Carlo Maria Martini in una profonda meditazione sul mistero del male e della salvezza:
È dalla contemplazione del mistero del male che sgorga la consapevolezza di che cosa vuol dire essere salvati da una situazione dannata di morte per venire alla luce e alla vita.
Sto imparando a comprendere a fondo la straordinaria bellezza della Pasqua a partire dai vari “venerdì santo” che si rincorrono e si ripetono l’uno dopo l’altro nella mia vita e dentro la storia. La storia – quella personale e quella comunitaria – è inevitabilmente segnata dall’azione del male, ma – come nella parabola della zizzania e del buon grano – è impossibile rimuovere la prima senza rovinare il secondo, allo stesso modo è impraticabile la strada di eliminare il male e il peccato senza finire di fare peggio. Il male – il nostro e quello degli altri – è legato strutturalmente alla vita, e l’unico modo per “vincerlo” non è di combatterlo “corpo a corpo”, ma di entrarvi dentro, di affrontarlo insieme a Gesù Cristo, per trarne il bene. Ho capito che soltanto aprendoci al Signore abbiamo la possibilità di salvarci, ovvero di non essere trascinati via dal male; ho capito che il segreto è lasciare spazio a Gesù Cristo e al suo Spirito; ho capito che quanto più ci ostiniamo a voler fare da soli, tanto più ci sentiamo impigliati e paralizzati, proprio come una preda nella ragnatela: più si agita e più fa il suo danno. Solo la grazia di Dio ci salva, solo il suo amore infinito ci salva, solo la sua misericordia senza limiti ci salva. Dunque, fidiamoci di Lui, confidiamo in Lui, consegniamo a Lui noi stessi, soffrendo per i nostri peccati e per quelli del mondo, e gioendo per la sua misericordia, infinitamente più grande dei nostri limiti.
Con questi sentimenti, quest’anno, carissimi fratelli e sorelle, voglio farvi i miei auguri di Pasqua; con questi sentimenti di sano realismo, con i quali vogliamo imparare a contare più sull’azione dello Spirito che sulla nostra orgogliosa volontà.
Auguro a voi, come anche a me, di lasciar risuonare nella vita l’eco della voce del Signore che ci invita a confidare in lui, a portare su di noi il suo «Giogo che è dolce, e il suo peso che è leggero» (Mt 11, 30). Auguro a voi, come a me, di poter intuire nel profondo del cuore la dolcezza del perdono del Signore, e la sua riabilitazione alla vita, che è risurrezione e vita vera.
Carissimi, buona Pasqua!
Don Claudio