Quarta Giornata nazionale in memoria delle vittime della pandemia di coronavirus

Era il 18 marzo 2020. Tutti noi ricordiamo le immagini dei camion militari che da Bergamo trasportavano i defunti verso altre città italiane che avevano dato disponibilità ad accogliere le salme per la cremazione.

Pur se sono passati quattro anni, non possiamo dimenticare l'angoscia e la sofferenza di quei giorni difficili nei quali la morte sembrava giocare al bowling con la vita dei nostri cari. Per la maggioranza di noi quel tempo è soltanto un brutto ricordo passato, ma per molti, per chi ha perso un familiare, un amico, un collaboratore, un collega di lavoro quei giorni di quattro anni fa sono ancora una ferita aperta. Non sempre - come si dice - il tempo è medicina: talvolta il tempo scava ferite ancor più profonde, perché amplifica nei giorni e negli anni il dolore di un'assenza, mai più colmata. Io stesso, quando incontro qualche familiare di un amico scomparso per Covid 19, sento ancora la fatica delle parole che non vengono per trovare un senso a quella improvvisa morte.

A Sotto il Monte, nel Giardino della pace, accanto alla grande statua di san Giovanni XXIII brillano seimilacinquecento fiori d'oro a ricordo di altrettanti fratelli e sorelle scomparse per Covid nella nostra provincia bergamasca; ogni volta che racconto quanto accaduto ai gruppi che accompagno nella visita al Santuario e indico la parete con i fiori (è successo anche ieri con un gruppo di psicologi sudamericani) non posso non scorgere nei loro occhi un velo di commozione, con qualche lacrima: amo questa pietà spontanea, e la racconto - come oggi faccio qui - ai parenti delle vittime, nella speranza che questa condivisione genuina del dolore possa aiutarli nel credere alla bontà e alla forza dell'amore e della solidarietà della famiglia umana.

Se poi il tempo non agisce come medicina, prego ogni giorno il Padre celeste che lo faccia lui, con la sua amorevole Provvidenza: e ne sono certo, Lui fa quanto noi nemmeno sappiamo immaginare.

Domenica 17 marzo, al termine della Supplica a San Giovanni XXIII abbiamo ricordato i nostri fratelli e le nostre sorelle scomparsi per Covid: lo faremo anche oggi, in maniera molto umile, nelle Messe che celebreremo in Santuario.

Il Signore ci benedice, ci accompagna, ci dà pace.
don Claudio

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