Viviamo questo Natale con speranza, gioia e fiducia: gli auguri del nostro Rettore don Claudio

Un Natale speciale che apre le porte al Giubileo della Speranza: un cammino di rinnovamento e pace per tutto il 2025.

Carissimi amici,

concludiamo un anno, ancora un anno; per alcuni è la prima volta, penso soprattutto a quei bambini che sono nati quest’anno e che hanno ricevuto il battesimo, altri non se li ricordano nemmeno più i capodanni, trascorsi con amici, in viaggio, o magari – e penso soprattutto ai nostri anziani – anche in solitudine. E i ricordi si sommano di anno in anno, andando a cancellare magari quelli più remoti, per far posto ai più recenti.

Ogni capodanno è l’occasione per fare un bilancio sul passato, soprattutto sugli ultimi 365 giorni che abbiamo alle spalle. Certamente c’è innanzitutto da dire grazie; qualcuno, infatti, invece, non è riuscito ad arrivare al traguardo quest’anno. Grazie dunque per il tempo che Dio ci ha donato e che, in qualche maniera, abbiamo speso. Qui sta il punto: cosa ne abbiamo fatto dei 525.960 minuti dell’ultimo anno? Ecco, siccome oggi il tempo è ritenuto uno dei valori più importanti, domandarci cosa ne abbiamo fatto, al fine di gestire meglio quello che abbiamo davanti non è cosa sciocca. Anche la Scrittura ce lo ricorda, nel libro sapienziale dei salmi: «Insegnaci a contare i nostri giorni e giungeremo alla sapienza del cuore» (Salmo 89/90).

E mentre concludiamo un anno, e facciamo un bilancio di come lo abbiamo trascorso, se ne apre un altro, nel quale ciascuno è chiamato a fare la propria parte. Per fare che cosa? Per convertirci, innanzitutto, ovvero per aderire ancora di più e meglio al Vangelo, che vuol dire imparare ad ascoltare il Signore e a riconoscere la sua volontà per noi, che coincide con il meglio per noi. Per favore, partiamo con il piede giusto, ovvero con il desiderio – almeno quello – di crescere: non nella ricchezza, non nella carriera innanzitutto, ma nella sapienza, che vuol dire nella bontà, nello spirito di servizio e di comunione, nella ricerca del bene comune prima di quello personale, nell’onestà di pensiero, di giudizio e di comportamento, nell’apertura all’azione dello Spirito Santo in noi.

Alla fine o all’inizio del nuovo anno, prendiamoci il tempo di fare qualche buon proposito. Scriverlo da qualche parte può essere utile per riprenderlo in mano ogni tanto e verificare se stiamo camminando nel tempo o siamo trascinati dagli eventi; se siamo protagonisti della nostra vita o spettatori passivi; anche perché il nuovo anno si apre con il Giubileo della Speranza, un evento straordinario che ci accompagnerà per tutto il 2025. Il Giubileo non si celebra ogni anno, ma solo ogni 25, affinché sia occasione di revisione della propria vita, di cambiamento, di un salto di qualità soprattutto nella carità, nella speranza, nella fede. Vale la pena dunque approfittare della grazia e dei mezzi messi a disposizione dalla Chiesa per vivere questo tempo come svolta nella propria vita, ma sarà possibile solamente se vi diamo attenzione, se partiamo con il piede giusto, cominciando a guardarci un po’ più dentro, dando tempo ed attenzione a quella che una volta – termine che si usa sempre di meno – si chiamava anima, che poi vuol dire tante cose (interiorità, desideri, sentimenti, tensione alla verità, alla giustizia, al bene, relazione con Dio).

Il nostro santuario, la parrocchia di Sotto il Monte, è stato eletto Chiesa giubilare, e dunque si potrà venire qui – come a Roma – per celebrare il proprio Giubileo: chiedere la grazia al Signore di un rinnovamento, facendo il primo passo della ripartenza, per una vita nuova.

Il nuovo anno vedrà inoltre un anniversario importante, i cento anni dalla consacrazione episcopale di Papa Giovanni, avvenuta a Roma il 19 marzo 1925; per questo motivo il nostro Santuario di Sotto il Monte sarà pellegrino nella Capitale, dal 18 al 20 marzo, proprio per celebrare solennemente questo anniversario e vivere anche il Giubileo attraversando la Porta santa della Basilica Papale di San Pietro. Per chi lo vorrà, poi, insieme alla nostra Diocesi di Bergamo, nel mese di settembre, saremo pellegrini in Bulgaria, per sottolineare anche i cento anni dall’inizio della esperienza missionaria e diplomatica del Vescovo Angelo Giuseppe Roncalli, partita proprio pochi giorni dopo la sua consacrazione episcopale.

Il nuovo anno si apre con la virtù della Speranza, tema centrale del Giubileo 2025. È un mondo che fatica a sperare: le guerre, l’incertezza economica, le debolezze dei governi occidentali, la mancanza di lungimiranza dei capi di Stato e dei politici, una delinquenza diventata ingovernabile, la voce inascoltata dei pochi profeti rimasti. C’è un passaggio struggente di un brano del profeta Geremia che recita così: «Se esco in aperta campagna, ecco le vittime della spada; se entro nella città, ecco chi muore di fame. Anche il profeta e il sacerdote si aggirano per il paese e non sanno che cosa fare» (Ger 14, 18). Talvolta l’impressione è proprio questa, una generale rassegnazione.

Ma noi, noi cristiani siamo uomini della Speranza, non della resa; e la Speranza non è una vaga aspettativa, velata di illusione, che le cose vadano a finire se non bene, almeno benino, e nemmeno un’autosuggestione – come quelle scritte sulle lenzuola e sui social durante il periodo del Covid “Andrà tutto bene”, dove il bene era per chi è sopravvissuto, non per gli altri – al fine di proteggerci dalla paura che, invece, le cose potrebbero peggiorare. La Speranza cristiana è la certezza – per fede, che è l’esperienza dell’amore di Dio, della Sua presenza nella nostra vita – che, comunque vadano le cose, Cristo ha già vinto il mondo, Cristo ha vinto la morte e noi, suoi discepoli siamo coinvolti in questa vittoria, e dunque siamo già salvati.

Lasciamoci ancora una volta guidare dalle parole di Papa Giovanni, che, ancora giovane seminarista, scriveva così nel suo diario spirituale, il Giornale dell’anima: «Nelle contraddizioni, nelle amarezze, nello sconforto, ecco la mia consolazione: allargare il cuore alla beata speranza e poi guardare e pensare al cielo».

Con questi sentimenti, da alimentare durante tutto l’anno attraverso i mezzi offerti dal Giubileo, viviamo questo Natale del Signore Gesù, invocando coralmente il dono indispensabile della Pace dal 'Principe della pace': speranza, gioia, sguardo fiducioso, serenità dell’anima.

Cari amici, sia per tutti voi un santo e sereno Natale del Signore.
don Claudio

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